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02/04/10

Donne e lavoro

La condizione della donna nella società italiana è segnata da profonde
contraddizioni. Se da un lato il nostro Paese è caratterizzato da un forte innalzamento del
livello di scolarizzazione femminile, ormai superiore a quello maschile, dall’altro lato
persistono segnali di ritardo: un notevole squilibrio che vede le donne concentrarsi
prevalentemente nelle discipline umanistiche; la scarsa presenza femminile nel mondo del
lavoro e, ancor più, nelle posizioni di rilievo, nelle aziende e nella politica; la carenza di
politiche di sostegno alle famiglie e di politiche volte a favorire la conciliazione; una delle
medie di figli per donna più basse d’Europa. La partecipazione delle donne al mercato
del lavoro è ancora costellata da differenziali di genere notevoli nell’accesso, nella
permanenza e nel rientro nel mercato del lavoro dalla maternità che continua a
rappresentare un fattore fortemente discriminante e l’origine principale dello
scivolamento verso l’inattività.
Il tasso di occupazione femminile italiano nel 2006 si attesta al 46,3% (confermato dal
46,5% del IV trimestre 2007), a fronte di una media dell’Ue del 54,7%; un risultato
nettamente al di sotto dell’obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona per il 2010, ma anche
dell’obiettivo intermedio per il 2005 fissato al 57%. Un’occupazione femminile così bassa
influisce negativamente anche sul tasso di occupazione complessivo nazionale: 58,4%
contro il 64,4% dell’Ue.Un ritardo clamoroso se si considera che la graduatoria relativa al tasso di
occupazione femminile nel 2006 vede al primo posto la Danimarca con il 73,4% ed al
secondo la Svezia con il 70,7%; si attesta al 65,8% nel Regno Unito, al 62,2% in Germania, al
57,7% in Francia, al 53,2% in Spagna. L’Italia, preceduta anche dalla Grecia (47,4%), è
seguita solo da Malta (34,9%) (dati Eurostat).
Il tasso di occupazione femminile è del 57% nel Nord-Est e del 56% nel Nord-Ovest, ma
solo del 31,1% nel Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione femminile si attesta all’8,6% nel
IV trimestre 2007, a fronte del 10,6% del IV trimestre 2004; rimane tuttavia superiore al 5,3%
maschile e nel Mezzogiorno raggiunge un ragguardevole 15,9%. E se la disoccupazione
femminile negli ultimi anni è diminuita, dal 2004 è aumentata l’inattività, soprattutto al
Sud. Il tasso di inattività femminile in Italia tra i 15 ed i 64 anni è del 48,6%, contro il 25,4%
maschile (complessivo 37%); al Nord l’inattività femminile è al 39,6%, al Centro al 44%, nel
Mezzogiorno si impenna al 62,3% (Istat, IV trimestre 2007).
Ciò significa che molte donne, anche giovani, hanno smesso di cercare lavoro: quasi
10 milioni di donne in età lavorativa si sono ritirate dal mercato del lavoro (il doppio
rispetto agli uomini).
Una donna su 9 nel 2006 è uscita dal mercato del lavoro in seguito alla maternità; in
due terzi dei casi la ragione è costituita dalle necessità di cura dei figli, in un terzo dei casi
da motivazioni legate alla tipologia di contratto di lavoro. La nascita di un figlio si
configura, ancora per numerose donne, come la principale causa di abbandono
temporaneo o definitivo del mercato del lavoro. Non a caso i lavoratori part time sono
per oltre l’80% donne, molto spesso costrette a questa scelta, sacrificando le prospettive
di carriera ed il livello retributivo...scarica articolo completo

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