Tutti abbiamo le nostre macchine del tempo: i ricordi, che ci portano nel passato; i sogni, che ci spingono in avanti

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31/07/08

Prepararsi al colloquio di lavoro: la prima impressione

In orario per fortuna! pensò Alice. Poco dopo fu nell’ingresso della società. Chiede del Dott. X, la ragazza della reception/accoglienza le indica la direzione. Alice bussò alla porta. La medesima si apre di scatto. “Buongiorno!” saluta la persona che ora si erge davanti a lei. Un uomo, alto, molto alto, in giacca e cravatta, lo sguardo di una persona decisa. Alice dice a se stessa Accidenti, non pensavo fosse un ambiente così formale .
“Buongiorno, sono qui per il colloquio!”
“Lei è?”
“Alice Rossi!”
“Sì, si accomodi qui e aspetti un momento!” continua l’uomo con le parole che non assumono alcun tono, guardandola dalla testa ai piedi.
Alice fa cenno di sì, si siede e si guarda: forse dovevo mettermi un altro paio di pantaloni! Questa scarpe non ci stanno proprio!. Inizia a chiedersi quali saranno le domande. Sicuramente uno così mi farà delle domande difficili…forse dovevo mettermi la camicia.
“Rossi?”
Alice si alza, entra nella stanza, dove la persona di prima l’attende seduta su di una poltrona in pelle nera, dietro una scrivania di legno scuro, sposta alcune carte, fa spazio.
“Si accomodi!” le dice senza mostrare un sorriso.
Alice si siede, sistema i capelli dietro le orecchie, l’uomo la guarda appoggiato allo schienale della poltrona. Alice abbassa un attimo lo sguardo. Mio Dio, questa è proprio nervosa! Pensa lui.
Alice si abbassa prende una penna e la porge all’uomo.
“Penso le sia caduta questa!”
“Grazie mille, la cercavo da un po’!” risponde l’uomo un po’ stupito e sorridendo in modo sincero.

Ho inventato questo racconto per far capire come, in un colloquio, da ambo le parti si costruiscano le prime impressioni, fondate su pochissime informazioni, eppure, esse saranno fondamenta per futuri dati raccolti sulla situazione che ci circonda.

Una strada buia, stretta, dei passi che risuonano dietro di noi…una situazione che facilmente la si interpreta di pericolo…poi i passi si fanno più forti, una persona ci si affianca…la persona va avanti per la sua strada.
Se la persona cammina in modo strano, è vestita male, ha la barba incolta, è probabile che ci si dica: “Mi è andata bene! Per fortuna, quello lì, non mi ha fatto niente!”

La situazione, poche informazioni e già abbiamo costruito qualcosa che non è accaduto. Magari quella persona aveva una vescica ad un piede, la barba non aveva potuto farla e cosa significa vestita male?! Ognuno ha un concetto a sé di “vestirsi male”.
Le informazioni che arrivano al nostro cervello dall’esterno sono soggette ad interpretazione, sono condotte dalle nostre conoscenze, esperienze e cultura, fino a costruire un senso per attribuirlo a quanto ci circonda.

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