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11/01/09

Mafalda:"Introduciamo la comunicazione!"

Abbiamo visto piccoli aspetti qua e là, ritenevo fossero più incisivi, più presenti nella nostra vita gli aspetti che avevo affrotnato. Ora ritengo sia possibile introdurre la comunicazione nel suo aspetto più ampio.

Quello che si conosce della comunicazione è soprattutto l’aspetto verbale, solo da qualche anno si sottolinea e si parla in modo più massiccio anche di quello non verbale (CNV: comunicazione non verbale); eppure gli studi al riguardo risalgono a più di cinquanta anni fa.
Mehrabian sostenne che:
1. il contenuto verbale (il COSA diciamo) incide solamente per il 7%, ecco un esempio...:

Come vediamo in questo scambio di battute: non è importante il cosa dice Susanita, ma il COME: la sua convinzione, i suoi gesti, il suo comportamento, convincono Miguelito che lei lo sta sostenendo, facendo passare in ultimo piano le sue parole.
2. il tono della voce per il 38%: immaginiamo una persona che spiega le sue esperienze lavorative con voce tremante, oppure con un tono molto basso che si sente appena. Ci viene spontaneo pensare che essa sia una persona emotiva, oppure che non sia sicura di sé. Insomma, facciamo delle inferenze: diamo un significato più profondo alle azioni, attribuiamo aspetti della sua personalità in base a quello che sentiamo.
3. la postura fisica e l'espressione del viso per il 55%: se Susanita non fosse stata così incisiva con i suoi gesti Miguelita non le avrebbe mai creduto, non si sarebbe sentito confortato. Se a un colloquio iniziamo a raccontare una nostra esperienza lavorativa iniziando con “ci sono tre aspetti di quel lavoro che mi piacevano”, mentre sul tavolo con la nostra mano indichiamo due con indice e medio…si insinuerà un dubbio nelle persona che ci ascolta: “due o tre?”. Questo perché la nostra comunicazione non verbale incide molto di più di quanto faccia quella verbale. Se stiamo sudando in pieno inverno e diciamo che va tutto bene, difficilmente saremo creduti.
Per far capire quanto la comunicazione sia un elemento onnipresente nella nostra vita quotidiana, importante ed essenziale in ogni suo aspetto, penso non ci sia miglior modo che quello di citare una “regola” (chiamato assioma dall’autore Watzlawick) “non si può non comunicare”.
Quando inviamo un curriculum in qualsiasi modo esso sia scritto comunichiamo noi stessi, anche se ha una forma standardizzata. Cerco sempre di far capire che il curriculum va personalizzato: dal foglio bianco, nudo, lo dobbiamo vestire con le parole, i colori e la forma. Se lo immaginiamo come una parte di noi diventerà più facile capire come vogliamo che le altre persone lo vedano.
LA PROSSIMA VOLTA VEDREMO LA SECONDA PARTE

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