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22/06/09

Inserzioni anonime? C'é chi può! di Roberto Marabini

“Si prega di voler inviare la propria candidatura scrivendo a selezioneh2r@gmail.com”. L’indirizzo email è tutto quello che possiamo sapere di un inserzionista ospitato la settimana scorsa fra gli annunci di ricerca del personale del Corriere della Sera. La legge prevede una multa da 5 a 12mila euro a carico del direttore responsabile e dell’editore per ogni inserzione anonima pubblicata.

Tutti possono sbagliare. Ma non si tratta affatto di una eccezione sulle pagine del Corriere, come su quelle di Repubblica. Anzi, pare che agli esordi della normativa, qualcuno avesse fatto presente il problema ai grandi capi dell'editoria quotidiana. La risposta non è finita sui libri di storia.

Insomma, in Italia c’è sempre “chi può”. E guarda caso, più sono grandi, più possono. Basta curiosare fra gli annunci di lavoro pubblicati da Kijiji.it oppure da Subito.it : il primo è nell’orbita di Google, l’altro appartiene al gruppo Schibsted, multinazionale norvegese. Sono i due colossi mondiali degli annunci online. Del divieto di anonimato per gli inserzionisti se ne fanno un baffo.

Evidentemente, i principi della trasparenza e delle libertà di informazione hanno valore diversi a seconda degli interessi in campo.

Non ho nessun segreto da nascondere e se pubblicassero le mie intercettazioni telefoniche non emergerebbe alcuno scandalo. Ma se di mezzo ci sono magistrati arrivisti, politici corrotti, giornalisti mitomani ed editori che nei momenti di crisi hanno difficoltà a raccogliere le loro tangenti attraverso la pubblicità, pare che il problema delle intercettazioni sia vitale per l’Italia intera.

Quando invece si tratta di far rispettare i diritti delle persone comuni che cercano lavoro e non possono sapere chi è l’inserzionista, i magistrati latitano, gli editori se ne sbattono e giornalisti non sanno nemmeno di cosa si stia parlando.

TRatto da QUI

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