La crisi sta eccheggiando, non solo la parola "crisi", ma si può sentire il brivido sulla pella quando sentiamo gli amici "Ho perso il lavoro", quando sentiamo i parenti "Sono in cassa integrazione", e quando alla fine arriviamo in prima persoan ad essere coinvolti "Non possiamo dare garanzie".
Si trema come una foglia, si pensa al mutuo, si pensa a come sopravvivere...già sopravvivere...la nostra Italia, un paese ritenuto sviluppato, all'interno dell'Unione Europea, considerata la salvezza economica per tutti i paesi che ne fanno parte, deve ancora affrontare la parola SOPRAVVIVENZA.
Attenzione, non è ... la stessa cosa dire Vivere o Sopravvivere.
Diplomati o laureati, ci si immagina la mia strada in salita, verso la vetta dell'autonomia economica, verso il mestiere che avrebbe garantito una retribuzione onorevole, che avrebbe evitato continui sacrifici, che ad un certo punto il sacrificio "non ricevo soldi" "lavoro gratis" sarebbe stato messo da parte.
Invece, il nostro paese, dopo anni di lotte dei nostri padri e nonni, sembra che sia tornato indietro, al punto in cui lavorare non sempre è sinonimo di guadagnare.
Ecco che la parola vivere è accantonata, ecco che la parola sopravvivere si insinua e radica profondamente: di nuovo i sacrifici...no! quella maglia non me la posso permettere...no! sta sera niente pizza fuori casa...no! meglio evitare la palestra...
Sono riflessioni, dopo anni di studio, dopo un 110 all'università, dopo un master, dopo anni di stage, dopo aver lavorato per mantermi gli studi, dopo aver lavorato sempre...sono riflessioni di tutti, anche le mie.
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