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22/02/09

Mafalda e la prima impressione

La nostra conoscenza di altre persone si costruisce agglomerando pezzi di informazioni che riceviamo per osservazione diretta o meno, ma la nostra impressione è globale e coerente organizzando gli elementi raccolti e integrandoli con nostre supposizioni, presupposti, ovvero, attraverso l’aiuto di precisi schemi che abbiamo acquisito durante le nostre esperienze.
La società di oggi sembra voler trasmettere l'idea che l'apparenza non è importante, la cosa fondamentale sarebbe quel che si è, l’animo. Penso che in questo sia contraddittoria: da un lato predica la nostra essenza, mentre dall'altro, mai come in questo periodo, dimostra un forte e morboso attaccamento all'apparenza: basti pensare alla pubblicità, ai mass media, ai programmai televisivi, alle riviste. Tutti questi puntano all’immagine: essa deve essere un mezzo per catturare subito l’attenzione dell’acquirente, utente o spettatore che sia. Si potrebbe riassumere i concetto in una frase: “Il libro non lo si giudica dalla copertina, ma sicuramente lo si compra per quanto sia bella!”
La prima impressione è importante perché è la base sulla quale si costruirà la relazione con la persona con cui veniamo in contatto. L’altro inizierà a fare delle supposizioni sulla base di come siamo vestiti, ancora prima, in base al fatto se siamo arrivati in ritardo o meno, come abbiamo stretto la mano, egli si creerà un’opinione amalgamando tutte le informazioni che ha raccolto durante i primi minuti in cui ci osserva: la nostra comunicazione non verbale (i nostri gesti, la postura, il tono della voce, ecc.) e verbale (il modo di conversare). Quindi, non si deve arrivare in ritardo, nemmeno con troppo anticipo, vestirsi con abiti con i quali ci sentiamo a proprio agio, ma devono rispecchiare le aspettative del datore di lavoro (se una persona si presenta in giacca e cravatta per un colloquio al fine di assumere un imbianchino, forse non lo si penserà adatto al lavoro), aspetto curato (capelli puliti, barba fatta o preparata, ecc), lavarsi le mani (si eviterà di porgere la mano sudata, sporca d’inchiostro, ecc).
L’importanza della prima impressione la si comprende maggiormente dal momento che raramente si ha una seconda occasione dopo un primo colloquio di lavoro.
Dovrete allora cercare di mostrarvi subito tranquilli, e far emergere tutta la vostra motivazione: se già alla prima domanda rispondete “Mah, sto cercando un lavoro qualunque!”, meglio se risparmiate tempo e rimanete a casa.

La prima impressione noi la costruiamo in base a quel che vediamo; pensateci è inevitabile: noi prima vediamo, solo dopo possiamo conoscere l'oggetto osservato, ma la prima impressione ormai è fatta (appunto è impressa) e sulla base di quella primissima immagine noi andremo a costruire il resto.
L’autore di Mafalda è riuscito a creare una situazione in cui gli abiti (ricordiamoci "l'abito fa il monaco") non ci sono e la prima impressione la si costruisce sulla base di altre informazioni, vediamo che succede:

Entrambi in costume, quel che li distingue è la stazza, un sigaro e un paio di occhiali, fattori facilmente riconducibili all’appartenenza a una classe sociale agiata, ma sicuramente meno evidenti di un camice bianco, di un completo firmato e di una cravatta con un fermacravatte d’argento.
“Ah no! Allora è evidente che l’ho confusa con qualcuno più legato alla mia professione; è che così in costume siamo tutti uguali, no?...”
Geniale l’idea di mostrare come, una volta svelato il mestiere del signore, il padre di Mafalda si senta così inferiore da porlo sopra un piedistallo.

Questo ci introduce ai ruoli, che vedremo la prossima volta...

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